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L’Unione europea tuttora rappresenta il principale sostenitore della
causa del popolo saharawi, in quanto destina fondi, adotta numerose risoluzioni,
proposte, interrogazioni in merito a tale questione. Un ruolo di primo
piano rivestono soprattutto la Commissione europea e il Parlamento europeo.
La prima ha fatto del Sahara Occidentale uno dei suoi principali obiettivi
assegnando ingenti aiuti ai profughi saharawi. Con il suo programma di
solidarietà la Commissione sostiene le popolazioni colpite da calamità
naturali o umane. Il Sahara Occidentale rientra in entrambi questi casi,
infatti, dal 1976 è occupato illegalmente dal Marocco e i rifugiati
vivono nel deserto in condizioni climatiche estreme (ci sono continue
tempeste di sabbia, temperature estreme che vanno dai 50 C di giorno ai
- 30 C di notte). La Commissione, in particolare il suo Ufficio per gli
aiuti umanitari (ECHO), rappresenta il principale fornitore di aiuti quali
aiuti alimentari (riso, orzo, latte in polvere, carne di cammello), assistenza
medica e logistica, un programma di ripristino d’emergenza e depurazione
dell’acqua. Dal 1993 ha destinato a loro favore circa 96 milioni
di euro. Nel 2001 ha adottato una decisione per assicurare loro la fornitura
e scorte di generi di prima necessità, così da garantire
un regolare e costante approvvigionamento ai campi profughi. A questa
decisione è seguito un piano globale destinato al fabbisogno sia
di prodotti alimentari che non (soprattutto tende e assistenza medica),
nonché al sostegno nella produzione locale di uova. ECHO cerca
anche di sensibilizzare gli stati membri in merito alla situazione e lo
fa tramite missioni e documenti che indicano come il Sahara Occidentale
sia dimenticato e che segnalano la necessità di maggiori contributi
finanziari. Nel 2002 sono state prodotte e trasmesse alla televisione
italiana due spot sul sostegno fornito da ECHO ai profughi del Sahara
Occidentale, nel tentativo di informare e rendere più sensibile
l’opinione pubblica sulla questione. La Commissione, ha auspicato
tante volte la soluzione pacifica del conflitto, sostenendo l’operato
delle Nazioni Unite.
Il Parlamento europeo sin dal 1979 si interessa del caso
e attraverso le sue risoluzioni, proposte, interrogazioni e raccomandazioni
contribuisce alla risoluzione del problema.
Nel 1993 il Parlamento ha negato l’approvazione di un protocollo
finanziario a favore del Marocco, a causa del mancato rispetto dei diritti
umani e del boicottaggio del piano di pace.
Ha adottato tante risoluzioni contro la violazione dei diritti umani in
Marocco e in merito al conflitto, condannando le repressioni marocchine,
mettendo in luce come quello del Sahara Occidentale fosse sostanzialmente
un problema di decolonizzazione da risolvere secondo il diritto all’autodeterminazione
dei popoli e all’indipendenza. In tali risoluzioni il Parlamento
ha chiesto alle autorità del Marocco di rispettare gli impegni
assunti e le convezioni internazionali firmate, di interrompere le attività
volte a ritardare l’attuazione del referendum; d’altra parte
ha chiesto agli organi dell’Ue e agli stati membri di premere sul
Marocco affinché fossero realizzate le disposizioni dell’ONU
e fossero rispettati i diritti d’uomo. Qualche volta ha esortato
il governo marocchino e il Fronte Polisario a fare tutto il possibile
per accelerare la soluzione del problema, a cooperare pienamente con le
Nazioni Unite nell’indire un referendum libero, equo e imparziale,
ad avviare un dialogo politico sul futuro della regione. Nel 1996 il Parlamento
ha invitato la Commissione a vigilare di continuo sul rispetto dei diritti
umani, sull’evoluzione democratica in Marocco e di presentare almeno
una volta l’anno una relazione su questi temi. Nel corso degli anni
ha indotto la Commissione ad aumentare gli aiuti umanitari, a dare, insieme
al Consiglio, il più ampio sostegno alle attività preparatorie
per il referendum, facendo riferimento anche alla storica responsabilità
di alcuni stati membri, all’importanza della pace per tutta la regione,
al supporto che l’Ue dovrebbe dare alla pace. Ha indicato la necessità
di adottare una posizione comune che riaffermi la determinazione dell’Europa
nello svolgimento del referendum, di collaborare con le parti in causa,
con le organizzazioni internazionali per una veloce e corretta applicazione
del Piano di pace, di una soluzione duratura. Ha chiesto più volte
spiegazioni sull’atteggiamento del Consiglio in merito al referendum
e sulle azioni che intendeva adottare per rendere operative le risoluzioni
dell'ONU e per obbligare il Marocco a rispettare i diritti dell’uomo.
Nonostante l’ennesimo fallimento del piano di pace, il Parlamento
ha continuato ad occuparsi della questione e a sostenere il popolo saharawi,
cercando di impedire che questo venga dimenticato. Nei suoi pronunciamenti
ha fatto pressione sul Marocco circa il rispetto del diritto all’autodeterminazione,
concedendo al popolo saharawi la possibilità di esprimere la propria
volontà tramite referendum.
Anche il Consiglio si è interessato più volte della questione
del Sahara Occidentale, ma la sua posizione è molto ambigua. Le
azioni svolte e le risposte date alle interrogazioni poste dai deputati
del Parlamento europeo, sono piuttosto vaghe e ripetono che l’Unione
sostiene il piano di pace delle Nazioni Unite e gli sforzi compiuti dall’organizzazione
al fine di trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti. L’Ue
continuerà a rivolgere un appello alle parti affinché esse
collaborino con le Nazioni Unite per giungere a una soluzione. Al tempo
stesso ha affermato l’importanza di una soluzione stabile e duratura
del problema e ha aggiunto che continuerà a operare nel campo umanitario.
In realtà il Consiglio non ha fatto nessun esplicito riferimento
alla violazione dei diritti umani da parte del Marocco o alle possibili
azioni di ritorsione nei confronti dello stesso.
L’Unione europea sostiene il popolo saharawi, ma dall’altra
parte nel 1996 ha ratificato con il Marocco un accordo di associazione
(entrato in vigore il 1 marzo del 2000) che prevede la una maggiore cooperazione
economica, sociale, culturale e finanziaria e che ha lo scopo di creare
nel 2010 un’area di libero scambio. Nel preambolo dell’accordo
si pone l’accento sul rispetto dei diritti umani, dei principi democratici,
ma in realtà loro non sono rispettati - il Marocco da anni occupa
illegalmente Il Sahara Occidentale e viola i diritti umani del popolo
saharawi. Dietro la decisione di stipulare l’accordo troviamo queste
motivazioni: la convinzione che questo, in futuro, porterà alla
soluzione politica del conflitto; i sostanziali progressi fatti dal Marocco
in materia di diritti umani; la necessità di un approccio politico,
basato sul dialogo e non sulla critica, per promuovere gli ulteriori cambiamenti;
i reciproci vantaggi economici. Così sono prevalsi gli interessi
economici su quelli civili. Il Marocco è diventato uno dei principali
beneficiari dei programmi d’aiuto dell’Unione e quest’
ultima rappresenta il principale partner economico del Marocco.
Sul sito ufficiale dell’Ue, inoltre il Sahara Occidentale é
incluso nella superficie del Marocco. Tutto questo evidenzia una certa
ambiguità nelle azioni svolte dall’Ue. Da una parte l’Unione
dà il sostegno alla causa del popolo saharawi, dall’altra
ratifica l’accordo d’associazione con il Marocco, critica
il comportamento di Rabat, ma firma accordi economici, chiede la possibilità
per il popolo saharawi di decidere della propria sorte, ma i suoi stati
membri sfruttano illegalmente le risorse ittiche del Sahara Occidentale,
destina aiuti umanitari ai profughi, ma nello stesso tempo concede ingenti
aiuti economici al Marocco.
L’Ue rimane in ogni caso il principale partner economico sia del
popolo saharawi che del Marocco, quindi potrà sicuramente ricoprire
in futuro un ruolo chiave nella soluzione di questo difficile caso del
sistema internazionale.
Documenti e materiali relativi ai rapporti tra Unione Europea e popolo saharawi per la lezione del 1 dicembre 2006:
Proposta di risoluzione del Parlamento europeo sui diritti umani nel Sahara occidentale (24/10/2005)
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